Siamo sicuri che il dolore sia per forza sofferenza? O non sia il filo diretto alla Vita.
Il legame piú prossimo che abbiamo con l’ancestrale.
Perché io di quella notte ricordo questo. Perché, seppur spaventato e inerme davanti a quel dolore infinito, sentivo che non ero stato mai così vicino a mia figlia. Che per un attimo quando ha ripreso a respirare tra le mie braccia dopo lunghi istanti di silenzio ho come sentito di averla messa al mondo.
Lo ha fatto Lei e io sono stato a guardare. Esattamente il 23 giugno 2015.
Ma per un secondo ho capito. Ho capito quel dolore che mi aveva raccontato.
Che non é di sofferenza, ma é il nostro unico filo diretto alla Vita.
Che ti chiede di rallentare, di camminare e non di correre, di vegliare sul suo sonno e non darlo per certo. Di tenerla in braccio che a volte non é solo per capriccio.
Che le risate restano, che la nostra scemenza é disegnata nei nostri sorrisi, che far spaventare Lei quando torna a casa, nascondendoci al buio, resta il nostro gioco più divertente.
Che il pavimento del cortile é il migliore per imparare ad andare a scheibod ma anche per farsi le migliori sbucciature al ginocchio. Sempre lo stesso poi, nello stesso punto.
Perché il dolore ha delle regole che non conosciamo, ma ne scopriamo ogni giorno le conseguenze.
Che spesso, ci portano a un tiro di schioppo dal capire la Vita.
Io e mini indossiamo le camicie di mommy_and_I. (cercatela su instagram)
Lei si chiama Cecilia e disegna capi per mamme e figli.
Ha fatto un eccezione alla regola per me e Arianna. E noi amiamo le eccezioni.
La tua, la vostra bambina è assolutamente incantevole. Ha un sorriso e due occhi che fanno sciogliere il cuore. claudiag